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MATCHINGLa fase di individuazione della miglior corrispondenza possibile tra le esigenze dei profughi inseriti nel programma dei corridoi umanitari, rispetto alle loro vulnerabilità psico- fisiche e alle altre eventuali problematiche familiari (es: famiglia numerosa), e le possibilità di accoglienza e integrazione messe a disposizione dalle diverse Caritas diocesane, sia in termini di loro professionalità sia rispetto a collaborazioni con ospedali, strutture per terapie specifiche, scuole e con i servizi sociali comunali. Questo è uno dei punti chiave del progetto dei corridoi umanitari perché rappresenta il punto di partenza per la costruzione di un percorso di integrazione il più possibile personalizzato rispetto ai beneficiari e maggiormente inseribile nel contesto sociale della comunità che accoglie. Un esempio dell’impegno nella fase di matching e’ l’aver collocato una famiglia con un minore affetto da sordità presso una caritas diocesana, nel cui territorio vi era una scuola dove si insegnava la lingua dei segni italiana. MEDIATORE CULTURALEUn professionista bilingue che si occupa di favorire l'interazione e il dialogo tra individui e gruppi di immigrati, suoi connazionali o comunque provenienti da paesi culturalmente affini a lui e con la medesima lingua- madre, e i cittadini italiani che accolgono i migranti in un contesto sociale in cui il mediatore è già inserito. Oltre che tradurre sul piano linguistico le comunicazioni, il mediatore ha il ruolo di spiegare entrambe le culture all’altra parte, facilitando in tal mondo sia la comprensione da parte della comunità accogliente del contesto di provenienza dei migranti che l’inserimento sociale degli stranieri nella realtà che li ha accolti. E’ una figura espressamente prevista nel secondo protocollo dei corridoi umanitari per quanto riguarda le accoglienze gestite dalla Caritas. Già nel primo protocollo la sua presenza ha determinato la comprensione di problematiche culturali sia da parte dei beneficiari che da parte della comunità accogliente mentre la sua assenza ha causato fraintendimenti anche rilevanti: ad esempio per la necessità di comprendere da parte dei beneficiari i ritardi causati dalla burocrazia nell’espletamento delle formalità richieste per ottenere lo status di rifugiato e da parte delle comunità accogliente l’importanza di alcuni elementi culturali eritrei quali il rito del caffè. MOVIMENTI SECONDARIGli spostamenti dei richiedenti asilo tra Stati diversi dell'Unione europea. Sono vietati dal regolamento di Dublino II sul diritto d’asilo nell’Unione Europea, stante l’obbligo per il richiedente asilo di presentare la domanda nel primo paese d'ingresso e di aspettare in quel territorio l’esito della domanda. |