La ricerca intende valutare e documentare l'integrazione di 500 rifugiati accolti
attraverso il progetto dei Corridoi Umanitari in 45 diocesi in Italia.
Si tratta di uno studio longitudinale iniziato nel 2018 e della durata di cinque anni
che vuole descrivere non solo l'accoglienza dei rifugiati, ma anche il loro processo di transizione e di integrazione.
La metodologia della ricerca è basata su diversi approcci, il principale è il metodo qualitativo,
che si avvale di interviste semi-strutturate e focus group sia con i rifugiati
sia con chi li ha seguiti nel processo integrazione nelle comunità locali (volontari)
e con protagonisti chiave dell’accoglienza (Direttori della Caritas, vescovi, parroci, operatori sociali,
datori di lavoro, insegnanti e sindaci/assessori).
Seguiremo l’evolversi delle condizioni dei rifugiati in un modo standardizzato e attraverso un regolare lavoro sul campo.
Ad oggi, la ricerca ha comportato tre viaggi in Etiopia e visite prolungate anche di qualche giorno in ciascuna delle 45 Caritas diocesane ospitanti.
Per un costante monitoraggio qualitativo, l'assistente di ricerca a scadenza regolare ha chiamato
e continuerà’ a chiamare gli operatori sociali diocesani o i volontari per ciascuna delle diocesi.
Durante il primo anno di ricerca (da aprile 2018 a giugno 2019) sono state condotte oltre 350 interviste semi-strutturate e 50 focus group.
Le interviste sono state condotte tre a quattro mesi dopo l'arrivo dei rifugiati in Italia
in conformità con le linee guida del comitato di ricerca etico dell'Università di Notre Dame.
Nonostante sono state condotte interviste e focus group con membri e volontari della comunità di Sant’Egidio,
questo studio e documentario web si concentra esclusivamente sugli operatori, volontari e beneficiari coinvolti nei progetti promossi dalla Caritas.
Attualmente si è in contatto con circa 30 rifugiati tramite WhatsApp e Facebook.
L’approccio quantitativo raccoglie dati sui rifugiati che rimangono in Italia
e di coloro che hanno invece scelto di spostarsi in altri paesi.
Per quanto riguarda i rifugiati che sono rimasti in Italia verranno raccolti dati sulle caratteristiche della loro vita quotidiana
(tipo di occupazione, livello di istruzione, situazioni abitative e di integrazione sociale).
Il progetto di ricerca sui Corridoi Umanitari utilizza il software SenseMaker®
che permette la raccolta di brevi storie su realtà complesse. In un primo momento gli intervistati condividono brevi storie,
poi sono invitati a “dare senso” alla loro esperienza attraverso una serie di domande. Le risposte forniscono dati quantitativi,
che possono poi essere collegati alle narrazioni originali.
In questo modo SenseMaker® trasferisce il potere d’interpretazione dall’esperto alla persona che risponde alle domande, i veri protagonisti dello studio.
Dopo aver completato il questionario, i dati vengono analizzati per rilevare modelli visivi e cluster tra le micro-narrazioni.
L’analisi permette ai ricercatori di identificare non solo atteggiamenti e modelli di comportamento prima poco visibili,
ma anche di completare in modo creativo e partecipativo il monitoraggio e la valutazione.