DURATA PROGETTO LA VARIABILE TEMPOFin dal primo corridoio umanitario del novembre 2017, la durata dei progetti era stata stabilita in un anno, ma Caritas italiana ha successivamente previsto un ulteriore sostegno economico per sei mesi. Tuttavia nella maggioranza dei casi anche questo ulteriore prolungamento non ha permesso alle persone di raggiungere un’effettiva autonomia economica. La maggioranza delle diocesi aveva preventivato finanziamenti propri ma talvolta le somme erano di entità tale da garantire solo un supporto economico di breve durata. Altre volte, invece, la Caritas diocesana aveva stanziato somme di denaro sufficienti per una o più annualità, persino, in due casi cinque. Tali realtà hanno garantito una maggiore tranquillità ai beneficiari e la possibilità per operatori e comunità accoglienti di pianificare percorsi scolastici e professionalizzanti di medio- lungo periodo, come chiarito da un vescovo: “se non hai la disponibilità di alcuni anni, di 5 anni […] è una risposta, forse ancora emergenziale da una parte [...] e dall'altra non c'è un coinvolgimento.” Problemi significativi sono sorti, invece, in quelle poche realtà diocesane in cui non era stato programmato fin dall’inizio alcun un sostegno economico in aggiunta al finanziamento di Caritas italiana. Per i rifugiati questa incertezza economica è stata fonte di forte preoccupazione circa la possibilità di essere nuovamente abbandonati, da cui è derivata la volontà di cercare occasioni di lavoro in modo autonomo, minando il rapporto di fiducia con operatori e volontari. In un caso, ad esempio, un rifugiato era andato a lavorare presso un’azienda agricola perché vi lavorano connazionali ma, non avendolo comunicato alla Caritas locale, non era stato possibile verificare l’esistenza di un regolare contratto di lavoro. Anche i volontari e le famiglie tutor hanno vissuto queste situazioni con preoccupazione. Alcuni volontari hanno spiegato: "Da qui a sei mesi finisce il discorso corridoi. Lei [beneficiaria] ha due bambini, come è possibile che riesca a pagarsi un affitto e a gestire tutto quanto nel momento in cui da sola dovrà affrontare la vita? Questo secondo me è un problema molto grosso, lei è molto indietro con la lingua italiana, io adesso guardavo se trovavo un lavoro estivo in un albergo, e però non ha fatto nessun corso di cucina o di pulizie o di altro, dove va a lavorare?”. “Questa persona, nessuno pensa di abbandonarla, però è chiaro che se lei ha bisogno di guadagnarsi 1200.1500 euro al mese, come li guadagna con due bambini che deve seguire? Se ha momenti in cui un bambino sta male, come è compatibile con un mondo del lavoro, che da noi è anche abbastanza aggressivo?”. La durata annuale del progetto e l’assenza di ulteriori finanziamenti aggiuntivi sono state due fragilità che hanno impattato sull’efficacia del progetto dei Corridoi Umanitari nel complesso secondo molte persone coinvolte. Un volontario affermava: “fra un anno se queste persone non hanno un lavoro cosa facciamo? Saranno di nuovo fuori come gli altri. È quello che a me preoccupa” e “la criticità di questo progetto è nel momento in cui scade [...] Alla scadenza diventa per me dire "e dopo?"; Uno dei direttori ha detto: “un anno solo condiziona. Gli arrivi di febbraio ancora stanno facendo le visite mediche [al 25 giugno] perché ci sono problemi gravi”. Sebbene abbiano abbandonato il progetto anche alcuni beneficiari che sapevano di poter contare sul supporto finanziario diocesano o che avevano contratti di apprendistato o di lavoro a tempo determinato, quasi tutti i beneficiari di progetti privi di finanziamenti aggiuntivi hanno lasciato le accoglienze prima dei dodici mesi. Chi era rimasto ha lasciato l’accoglienza dei corridoi umanitari perché inserito dalle équipe diocesane nel sistema SPRAR. In conclusione, affinché si possano raggiungere l’integrazione sociale e l'autonomia economica occorre la lungimiranza delle Caritas locali nel preventivare un supporto pluriennale e nel comprendere che, l’accoglienza delle famiglie, potrebbe rimanere a carico parziale della Caritas finché i figli non diventano grandi. |
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