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08 aprile 2020

John si racconta

Prima di venire in Italia non mi sono sorpreso perche già sapevo com’era la situazione in Italia e quindi psicologicamente ero preparato per qualsiasi cosa. L’alba del 27/06/2018 abbiamo atterrato sulla terra dove vive la storia occidentale, terra conosciuta nel mondo per le sue cucine e per la sua accoglienza di tutti i rifugiati come me, ITALIA, Roma, Fiumicino. Io mia moglie e altri 139 rifugiati che sono venuti con noi.
Emozioni che si provano una volta nella vita almeno nel mio caso, sono momenti  indimenticabili per me.
Il Welcoming era bello e inaspettato da parte di tutti che ci hanno aspettato a Fiumicino. Tutto questo e΄successo dopo un lungo periodo di disagio e problemi come immigrato in Etiopia.Praticamente sono sedici anni per esattezza. Sono venuto  tramite i Corridoi Umanitari. Mi sento fortunato.
Per quest’occasione non vorrei passare senza ringraziare da parte di tutti noi rifugiati i Corridoi Umanitari. Tornando a noi, dopo le varie cose fatte in aeroporto ci siamo sparsi tutti nelle varie Diocesi, noi siamo andati in una Diocesi di un piccolo paesino in Lombardia, FEGNANO OLANA.
Il giorno dopo nel pomeriggio tutti gli operatori della Diocesi dove siamo stati ospitati hanno fatto un piccolo Welcoming  party. 
Integrarsi pero΄era difficilissimo, ci sentivamo isolati, estranei. Perché la gente del posto era molto chiusa, nessuno ci parlava e di fatti io e mia moglie stavamo sempre chiusi in casa, perciò non abbiamo imparato l’italiano. Più avanti però grazie alla nostra personalità siamo riusciti a interagire un po con qualcuno. Finita l’accoglienza dopo un anno siamo stati trasferiti in uno SPRAR , tutto e’ dovuto grazie a Suor Cristina che ci ha aiutato in tutto. Abbiamo anche fatto una piccola festa per salutarci tutti insieme. 
Nello SPRAR siamo stati accolti bene, avevamo attenzione da tutti, regolari visite mediche e bisogni primari ci siamo trovati molto meglio, abbiamo avuto una speranza per il nostro futuro, abbiamo iniziato a fare dei corsi di formazione entrambi. Io a Milano. Adesso pero siamo a casa come tutti per quest’emergenza di coronavirus. Per me non e’ difficile rimanere chiuso in casa sia perché prima lo provato sia perché ho avuto il tempo adesso per studiare di più. Sono rimasto molto sconvolto da questa situazione perché l’Italia non si merita tutto questo, un popolo accogliente e affettuoso. Spero con tutto il mio cuore e ne sono anche certo che prima o poi  usciremo da questa emergenza tutti insieme. 
I miei sogni sono tanti, però in questi sei mesi rimanenti mi impegnerò a essere autonomo. Spero tutto il meglio a tutti gli italiani a tutti i rifugiati.
In fine vorrei ringraziare Dottoressa Alganesh Fessaha e Suor Cristina che durante tutto questo periodo sono sempre state al nostro fianco e ci ha supportato.
 
Saluti 
Yohhanes Simon
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