Le difficoltà della lingua rappresentano uno dei punti cardine del programma dei corridoi umanitari, perché il primo canale che Caritas italiana raccomanda di attivare sia per i minorenni in obbligo scolastico sia per i maggiorenni è l’inserimento scolastico o presso CPIA (centro per l’apprendimento dell’italiano per adulti) dei beneficiari, che nella maggioranza dei casi parlano solo le lingue tigrina o della propria etnia di appartenenza e non hanno conoscenze di lingue veicolari europee. Attraverso l’apprendimento della lingua, infatti, le barriere linguistiche vengono meno e i beneficiari possono diventare autonomi nella gestione delle incombenze pratiche quotidiane, come andare a fare la spesa, avere dialoghi con i vicini di casa, rapportarsi con il medico e poter chiedere aiuto in caso di problemi. Inoltre, solo con il superamento dell’esame di terza media è possibile avere accesso a alcuni corsi professionalizzanti regionali, come il corso per OSS e in generale l’apprendimento dell’italiano è necessario per potersi inserire nel mondo del lavoro.
Questo ambito però presenta delle difficoltà, riscontrate in molte accoglienze: la burocrazia sottostante all’inserimento scolastico, la difficoltà di raggiungere i CPIA, il livello molto basso di scolarizzazione di parte dei beneficiari e in alcuni casi la mancanza di mediatori culturali che, nella prima fase dell’accoglienza, possano spiegare efficacemente ai beneficiari perché l’apprendimento linguistico è fondamentale per poter giungere a un positivo inserimento nel nuovo tessuto sociale di residenza. Tutti questi elementi rendono la lingua la prima e più importante barriera da dover affrontare, già nell’immediatezza dell’arrivo dei beneficiari, attraverso una pianificazione del lavoro in primis del mediatore, la cui presenza deve essere assicurata fin dall’arrivo dei beneficiari in aeroporto e per tutta la durata del progetto
Perciò, la tematica delle barriere linguistiche deve essere declinata anche come difficoltà di reperimento dei mediatori, soprattutto nel caso di beneficiari che parlano solo la lingua della loro etnia e non anche il tigrino, la lingua ufficiale dell’Eritrea.