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13 gennaio 2022

Assisi:diario di un ritorno (parte seconda)

Fitzum ora parla perfettamente l’italiano, ma ha conservato nei modi la sua solita gentilezza che ti spiazza, sempre.

Da subito intraprendente, si era messo a cercare lavoro e dopo aver bussato di porta in porta chissà quante volte,

aveva finalmente trovato lavoro come tuttofare in un albergo di Bastia Umbra.

Spostato però, dalla stessa proprietà, per i mesi estivi in un albergo a Napoli, si è presto ritrovato,

a causa della chiusura per Covid, nuovamente disoccupato.

 

 

 

 

Senza perdersi d’animo è ritornato ad Assisi, dove ha poi trovato una nuova occupazione

sempre in un albergo della zona, dove è tutt’ora in prova, ma spera di venir confermato.

A breve infatti, come Nebiat, vorrebbe potersi permettere l’affitto di un appartamento e diventare

cosi totalmente autonomo.

 

 

Nel suo volto però, non ho potuto non cogliere un velo di tristezza, quasi di angoscia. 

Ed infatti mi confida che non passa istante che la sua mente non si sposti in Etiopia dove attualmente

si trova sua sorella, arrivata dall’Eritrea.

“E’ ad Addis Abeba, ma deve stare attenta, stanno perseguitando tutte le persone che parlano tigrino”,

mi racconta in tono preoccupato, “in più ho paura di perdere l’italiano perché quando arrivo a casa leggo

ed ascolto solo notizie dall’Etiopia. La mia mente è sempre lì.”

Lo capisco. Terribile non poter avere vicino a sé i propri cari, sapendoli vivere in situazioni

cosi difficili e pericolose.

 

 

Avrei voluto incontrare nuovamente anche Abresh, che però non ha accettato il mio invito.

Cosa che mi aspettavo, dall’uomo più indipendente e determinato che io abbia mai conosciuto.

Cieco per una mina esplosa a due passi da lui, quando aveva 5 anni, orfano, scappato dall’Eritrea al Sudan,

arrivato infine in Etiopia nel campo di May Aini, da cui, grazie ai corridoi Umanitari è potuto giungere in Italia.

La sua sua è una sfida continua.

Già nella visita nel 2019, durante l’intervista a me rilasciata, volle sottolineare il rischio che le accoglienze

potessero diventare ‘soffocanti’ non lasciando libertà e indipendenza ai beneficiari.

Ora Abresh ha firmato un contratto di affitto e vive indipendente.

Sta ultimando un corso di laurea in informatica all’Università per stranieri di Perugia,

e ha da poco lanciato un suo blog.

Mi ricordo ancora quando a Fiumicino nel 2018 scendendo con lui le scale dell’aereo mi disse

“Ilaria, come si dice in italiano my dreams became true?’’

 

Sono però riuscita ad incontrare Tiziana. Avrebbe dovuto esserci anche suo marito Pasquino,

ma essendosi fatto tardi era già dovuto “correre” a  distribuire le eccedenze di cibo ai più bisognosi.

Loro due accompagnano da anni Fitzum e Abresh.

Tiziana mi racconta come dallo scoppio della pandemia le relazioni con loro siano state più sporadiche

e che soprattutto Abresh nel tempo abbia voluto essere sempre più indipendente.

Ma quando c’è bisogno, ricorda bene chi chiamare!

Pasquino, infatti, è stato fondamentale quando si è trattato di traslocare nel suo nuovo appartamento.

 

 

Con Fitzum, invece,  Tiziana e Pasquino si sentono più spesso, anche se non quanto i primi tempi

del suo arrivo in Italia.

E si vede che a Tiziana dispiace. Ma la vita va avanti. Prima di salutarmi mi fa vedere un suo personale progetto

legato alla “Bellezza”: alcune icone dipinte. Davvero stupende. Poi mi regala dell'oro rosso...

del pregiatissimo zafferano che Pasquino e Tiziana raccolgono ogni mattina.

Sono davvero fiori bellissimi. E vado via grata di questo regalo, ma sopratutto della loro amicizia.

 

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