PREPARAZIONE BENEFICIARI IL SOGNO SI FA IMMAGINELa formazione pre- partenza è una fase della procedura di selezione che ha assunto un peso sempre più rilevante nell’organizzazione dei corridoi umanitari da parte di Caritas Italiana perché essa mira a rendere i rifugiati il più consapevoli possibile del contesto legale, sociale, linguistico ed economico italiano generale e locale in cui andranno a vivere. L’obiettivo finale del programma, cioè il raggiungimento dell’integrazione sociale e dell’autonomia economica da parte dei rifugiati, viene quindi costruito già prima della partenza. E tale momento di formazione si è rivelato particolarmente importante per la fase di accompagnamento nelle comunità locali. Fin dai primi corridoi, organizzati tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018, infatti, è emersa la necessità di spiegare ai rifugiati mentre sono ancora in Etiopia le norme giuridiche essenziali e le consuetudini più diffuse e necessarie per vivere in Italia. Si è trattato di una formazione articolata su più livelli: il primo è senza dubbio la spiegazione dei diritti e dei doveri in capo ai rifugiati e alle comunità accoglienti con la firma del contratto, con cui ogni parte si impegna a partecipare per 12 mesi al programma dei corridoi umanitari. Infatti, i primi corridoi hanno messo in evidenza la scarsa attenzione riservata in alcuni casi dai rifugiati al contenuto del contratto. Ciò ha posto un problema culturale prima che giuridico: il riconoscimento del valore della firma come strumento per accettare una serie di diritti e doveri, come descritto da una mediatrice culturale eritrea, che aveva seguito e cercato di risolvere diversi casi di conflitto tra comunità accoglienti e rifugiati: “alla volte ho la percezione che le informazioni non vengano capite”. Partendo dalle parole usate da un rifugiato per descrivere ciò che provava nell’immediatezza della partenza: “when they told us we were coming to Italy, it was something like a dream” [quando ci hanno detto che saremmo venuti in Italia, è stato come un sogno], possiamo dire che è stato il passaggio dal sogno di partire alla vita nella realtà italiana a generare frustrazione. Di conseguenza si sono verificati casi di beneficiari del programma che hanno contestato le accoglienze messe in atto dagli operatori, dai volontari e dalle famiglie tutor, sostenendo che in Etiopia erano state date indicazioni diverse circa la vita in Italia. Principalmente i conflitti tra le aspettative dei rifugiati e le realtà delle accoglienze hanno riguardato: la previsione del pocket money, i tempi burocratici per l’ottenimento dei documenti, le sistemazioni abitative in zone lontane dai centri abitati o in condizioni abitative ritenute non soddisfacenti rispetto alle esigenze del nucleo familiare. Da parte delle comunità accoglienti, in questi casi, la firma apposta dai rifugiati è stata letta come uno mero strumento per garantirsi la possibilità di salvezza e di arrivo in Italia, senza una reale comprensione delle conseguenze di tale scelta. Per ridurre tali rischi la Caritas italiana ha favorito il più possibile contatti tramite videochiamate e video registrati e inviati dalle comunità accoglienti ai beneficiari prima della loro partenza, al fine di far conoscere loro i volti di chi li stava per accogliere in Italia, le abitazioni in preparazione e le realtà sociali in cui si sarebbe svolta la nuova vita. Inoltre Caritas Italiana ha svolto a Roma diverse sessioni di approfondimento e preparazione culturale rivolte agli operatori diocesani e anche a qualche volontario, avvalendosi di esperti e mediatori culturali, che hanno raccontato la loro esperienza in Italia, la storia, la cultura, la religione e l’organizzazione sociale dei paesi di origine dei rifugiati. |
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