TRAUMA IL CORPO ACCUSA IL COLPO“L'incontro con l’altro è sempre traumatico” scrive Tobie Nathan, famoso etnopsichiatra francese e aggiunge che il vero problema consiste nella “traducibilità dell’altro” (T. Nathan, La follia degli altri. Saggi di etnopsichiatria, Ponte delle Grazie, Firenze 1990. p.66). Secondo la definizione dell'enciclopedia Treccani l’etnopsichiatria è "il “ramo della psichiatria che studia gli aspetti particolari assunti dall’insorgenza, dalla sintomatologia e dal decorso dei disturbi psichici presso i diversi gruppi etnici e sociali, prestando anche attenzione alle concezioni culturali che ne determinano la classificazione e i metodi di cura.” L’etnopsichiatria ha cercato di definire i concetti di normalità e patologia in rapporto a variabili e caratteristiche storiche, sociali, culturali, economiche e somatologiche dei diversi gruppi etnici studiati (si vedano i lavori di R. Bastide, G. Devereux, F. Laplantine, E. di Martino, T. Nathan), in opposizione all’idea del disturbo psichico biologicamente e universalmente strutturato (in questa direzione i lavori di A.J. Marsella, T. Maretzki, G.M. White). L’etnopsichiatria si è sviluppata negli ultimi anni in Europa come una disciplina in particolare in aiuto alla cura delle molte persone migranti arrivati sul continente. L’etnopsichiatria ha aiutato a tessere connessioni fra cultura, malattia e cura all’interno di un particolare contesto culturale, sociale, religioso, storico, economico e politico. Come suggerisce Roberto Beneduce è però difficile una disciplina che è pluriforme, di frontiera e nomade. Per approfondire: R. Beneduce. Etnopsichiatria. Sofferenza mentale e alterità fra storia, dominio e cultura. Carocci Editore. 2019.
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