La scuola ed il villaggio Ritorno al piccolo Bouba e al suo primo giorno di scuola. Mi ha accompagnato mio padre, era ottobre. La stagione delle piogge era appena finita ed iniziava la raccolta di cereali, mais, arachidi… Era il momento che per tutta la comunità rappresentava il maggior benessere dell’anno: il cibo abbondava, la temperatura iniziava ad abbassarsi, arrivava l’inverno africano, che sembra più una primavera europea. Ricordo di non aver dormito per l’emozione e il pensiero di andare a scuola. Lo zio Makan, fratello di mio padre, aveva cucito a mano lo zaino, non era un sarto, ma era abile a farlo. Lo zaino era fatto di bogolan, il tessuto di cotone tradizionale maliano, era quadrato e si indossava con una tracolla…era di color sabbia. La mia mamma lo riempì di arachidi e patate fresche bollite. La scuola era a due chilometri dalla nostra casa e mi sarebbe venuta fame durante il ritorno. Mi son svegliato presto, ricordo la bici di mio padre e noi che andiamo verso la scuola. Quando siamo arrivati era tutto pieno di bambini e genitori. All’entrata un segretario verificava il nome presente sul registro e poi si poteva entrare a scuola. La prima classe era composta da 108 bambini, maschi e femmine insieme. Le mura erano di terra cruda, noi la chiamiamo così in bambara “banko”. Il banco era di legno, due posti per uno. Alle 10 entrava in classe il nostro maestro, unico per l’intera classe. Mister Keita, sui 32 anni, alto e molto magro, vestito in abiti occidentali, persona elegante. Io volevo essere lì, forse ho dimostrato fin da subito questa voglia al maestro Keita. Quel primo giorno abbiamo iniziato a contare e imparare i numeri. Ricordo che nei primi giorni, chi tornava al villaggio dopo la scuola ripeteva l'alfabeto e i numeri in francese, per far capire a tutti che stava andando a scuola. |