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Il primo Ramadan

Nella notte di sabato 2 aprile è iniziato il mese di Ramadan per tutto il mondo islamico.
Un periodo tanto speciale per i musulmani, che richiede un grande sacrificio e molta perseveranza
in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto.
Ogni anno il mese di Ramadan cade in momenti differenti, perché il calendario islamico prevede
10/11 giorni in meno rispetto all’anno solare, per questo non ha una data fissa di inizio e fine.
I credenti musulmani seguono rituali spirituali che includono il digiuno dall’alba al tramonto, la preghiera
e la partecipazione ad attività di beneficenza, come previsto dai principi dell’Islam.
A questi si aggiungono tolleranza e cooperazione solidale tra i fedeli, posso dirvi che per ognuno di noi
è un profondo momento di riflessione interiore, su come siamo con noi stessi e con gli altri.
Il digiuno ha soprattutto il valore di farci capire come stanno i nostri fratelli che non hanno cibo
e che possiamo essere meno avari per il bene di tutti.
La rottura del digiuno, chiamata Iftar, è un momento di convivialità che vede unite più persone,
non necessariamente appartenenti alla stessa famiglia.
Durante il giorno si preparano tanti piatti speciali per poi condividerli tutti insieme al tramonto,
solitamente serviti su grandi piatti di terracotta,
diciamo “speciali” perché durante l’intero anno non vengono consumati quotidianamente,
ma riservati per gli iftar del mese di ramadan.
Il piatto più famoso in Mali durante il ramadan è il “porridge” di miglio, preparato con la farina
di un cereale particolare, che chiamiamo “sagno”.
Una volta fatta bollire dell’acqua in una pentola si aggiungono i semi di miglio
e poi con un cucchiaio di legno (perché di acciaio non va bene)
si inizia a mescolare con molta delicatezza, per evitare che si formino i grumi nell’impasto.
Si cuoce lentamente per dieci minuti,
poi si mescola nuovamente e si cuoce per altri cinque minuti, affinché i semi siano ben cotti.
Una volta che la cottura è terminata si può condire con succo di limone a propria scelta,
oppure si abbina al frutto del baobab per renderlo un piatto leggermente acidulo.
Si pensa che lasciare il frutto del baobab riposare nel miglio cotto per un’intera giornata
possa aiutare il frutto stesso a rilasciare specifici benefici per purificare l’organismo.
Il piatto si può anche rendere dolce, a seconda del gusto che si preferisce,
aggiungendo zucchero vanigliato.
Vorrei però scrivere di come si inizia a fare il Ramadan, quando un giovane musulmano
è pronto per farlo la prima volta.
Intorno ai 12 anni un giovane musulmano può iniziare ad osservare il digiuno e le preghiere,
prima di quest’età i bambini possono partecipare al pasto prima dell’alba, Suhur, insieme ai familiari,
come un rito di preparazione ed allenamento, ma non possono ovviamente restare a digiuno.
Gli anziani ci dicono sempre che un bambino può digiunare soltanto dall’alba all’ora di pranzo, e mai fino al tramonto.
Ricordo i miei primi ramadan, avevo tra i 12 e i 15 anni, e sembravano momenti di iniziazione ed allenamento,
con i miei coetanei già si vedeva chi di noi era più resistente al digiuno di altri.
Io mi sentivo resistente ed anche adesso non patisco il digiuno, nonostante sia abituato a più pasti
ed abbondanti rispetto a quegli anni.
È una fortuna non ritrovarsi a pensare al cibo durante il digiuno di ramadan.
Sulla sete ovviamente faccio più fatica.
Per un giovane musulmano il lato spirituale del digiuno è solo in parte importante, a quell’età viene percepito
maggiormente come una sfida fisica e sociale, il più grande valore per un giovane è fare quello
che fanno gli adulti e sentirsi pienamente soddisfatti.

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